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La rinuncia all’eredità è una decisione molto personale che dovrebbe essere presa valutando moltissimi fattori. Non per ultimi la nostra situazione psicologica ed economica.
Molto spesso, infatti, la decisione di non avere nulla a che fare con il de cuius (ossia il familiare o la persona stretta che è venuta a mancare), si accompagna a questioni che vanno ben al di là dell’aspetto economico. Basti pensare, ad esempio, ad un figlio che non vuole avere con sé ricordi di un genitore che non è mai stato presente. Per citare un caso.
Esistono altre situazioni, invece, che vedono come protagonista un defunto pieno di debiti. Anche in questo caso, dopo attenta e minuziosa analisi della situazione, l’erede potrebbe decidere di percorrere la strada della rinuncia all’eredità per tutelare la propria condizione economica e familiare.
Ma come fare e a chi rivolgersi?
Indice
Prima di vedere nello specifico come procedere per vie legali per rinunciare all’eredità, è bene fare attenzione ai termini di tempo previsti dalla legge. In Italia, l’erede ha tempo fino a 10 anni dalla morte del defunto per accettare o rinunciare.
Nel caso in cui, invece, l’erede è in possesso dei beni del de cuius (ad esempio: convivenza oppure utilizzo di un’auto), è necessario che il primo faccia in fretta. In questo caso, infatti, ha a disposizione solo 3 mesi di tempo dal decesso per fare la lista dei beni e ulteriori 40 giorni per dichiarare le sue intenzioni (ossia rinunciare o accettare).
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Se la tua decisione è quella di rinunciare all’eredità, le strade percorribili sono due. La prima riguarda quella di rivolgersi al tribunale all’ufficio apposito. Questa soluzione è quella più rapida e immediata quando il rinunciante è l’unico erede in vita.
Nel caso in cui, invece, siano presenti diversi eredi, di norma ci si rivolge ad un notaio. Soprattutto nel caso in cui è presente un testamento che assegna quote di patrimonio o quantità di beni a diversi eredi. In questo caso, il rinunciante può sbrigare la pratica direttamente dall’ufficio del notaio. Per procedere con la pratica burocratica, sarà necessario esibire i seguenti documenti:
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Le spese che l’erede rinunciatario deve sostenere possono variare di molto in base alla strada che si vuole percorrere. Se, ad esempio, si procede per tribunale, bisognerà pagare:
Se, invece, il procedimento dovesse avvenire davanti ad un notaio, alle spese sopracitate bisognerà aggiungere anche la parcella del professionista. A tal proposito, ti ricordo che, di norma, l’ammontare della parcella del notaio viene generalmente suddivisa tra coloro che accettano l’eredità, lasciando così il rinunciante libero da eventuali altri costi.
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L’erede che ha rinunciato all’eredità non sarà titolare di quote di immobili o di patrimonio che gli sarebbero state dovute al momento del decesso. Ma non solo. Attraverso questa mossa, infatti, l’erede non potrà essere chiamato in alcun modo a rispondere dei debiti che ha contratto il de cuius nel corso della sua vita.
La rinuncia ha un effetto retroattivo. Questo significa, quindi, che la rinuncia vale nel presente come nel passato. si possono far rivalere i propri diritti di erede, quindi, dal momento del decesso.
Nel caso in cui l’eredità in questione sia piena di passività (e, quindi, di debiti), l’erede può decidere di procedere con la rinuncia. In questo modo, quindi, può tutelare sé stesso, la propria famiglia e il proprio patrimonio dall’arrivo dei creditori. E come fanno questi ultimi a tornare in pari con i conti?
Se nessuno si fa avanti con l’eredità, i creditori possono sempre farsi autorizzare dall’erede rinunciante ad accettare per suo conto il patrimonio del defunto al fine di rivalersi sui suoi beni fino alla completa concorrenza del credito.
La rinuncia all’eredità è un diritto dell’erede che, tuttavia, può essere revocata. A patto che, però, nel frattempo non sia stata acquisita da altri chiamati.
La legge italiana prevede che, nel caso in cui l’erede non sia interessato a farsi carico della titolarità del patrimonio del defunto, verranno presi in considerazione i coeredi (come, ad esempio, i figli o il coniuge).
Nel caso in cui questi venissero a mancare, si interpellano i parenti secondo ordine e grado. Ma se anche questi ultimi non dovessero accettare, il patrimonio andrà destinato alle mani dello stato.